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Gli attacchi di panico e l’agorafobia

Gli attacchi di panico e l’agorafobia

A cura della Dott.ssa Loretta Bezzi, Psicologa-Psicoterapeuta SITCC

Vi è una relazione temporale tra la comparsa degli attacchi di panico e l’insorgenza dell’agorafobia (DSM-IV-R). Tuttavia gli attacchi di panico non si accompagnano sempre all’agorafobia, ma possono presentarsi anche da soli.

Cos’è un attacco di panico?

Si può definire “attacco di panico” un periodo preciso di intensa paura o disagio, che si sviluppa improvvisamente e raggiunge il suo picco nel giro di 10 minuti. E’ accompagnato da almeno 4 dei seguenti sintomi: dispnea, vertigini, palpitazioni, tremori, sudorazione, sensazione di asfissia, nausea, dolori addominali, depersonalizzazione, torpore, formicolio, vampate di calore, brividi, dolore al petto, paura di morire, paura di impazzire o di perdere il controllo (DSM IV – R). Dopo i primi attacchi di panico (la persona deve aver avuto almeno due attacchi di panico inaspettati, seguiti da almeno un mese di preoccupazione dovuta alla paura di averne un altro) la “paura di stare male” è tale che anche la presenza di un solo sintomo (es. vertigine, tachicardia, ecc.) può innescare la “paura della paura” che porta all’attacco di panico. Le due paure principali del disturbo da attacchi di panico sono la “paura di morire” (di un attacco di cuore) e la “paura di impazzire”.

Cos’è l’ agorafobica?

L’agorafobia è l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali può essere difficile ottenere un aiuto nel caso di un attacco di panico inatteso o situazionale (es. trovarsi fuori casa da soli, viaggiare da soli, trovarsi in galleria o in autostrada, fermi ad un semaforo o nel traffico cittadino, sui ponti, negli spazi aperti, in fila al supermercato, in banca, ecc.). L’agorafobia senza attacchi di panico si incontra raramente, di solito sussistono sempre delle crisi d’ansia, che però non raggiungono l’intensità prevista per fare una diagnosi di disturbo da attacchi di panico (DSM-IV-R). Altre volte si tratta di fobie specifiche (es. claustrofobia, Friend e Andrews, 1990). L’agorafobia è un disturbo d’ansia fobico, che rientra nel gruppo delle fobie, spesso correlate e sovrapposte, che includono la paura di uscire da casa, la paura della folla, dei posti pubblici, di entrare nei negozi o di viaggiare soli in treno, in autobus, in aereo, ecc. La caratteristica comune è la mancanza di una via di fuga immediatamente disponibile.

Quando, perché e come si verifica un attacco di panico?

Secondo il modello cognitivo del Disturbo di Panico gli attacchi di panico si verificano quando alcune sensazioni corporee vengono percepite come molto più pericolose di quanto non lo siano in realtà e di conseguenza vengono interpretate come segnali di un’imminente ed improvvisa catastrofe (Clark, 1986). Per esempio la persona interpreta erroneamente qualche palpitazione come il segnale di un infarto imminente, oppure una sensazione di nervosismo come il sintomo iniziale della perdita di controllo o della pazzia. Il circolo vizioso che culmina in un attacco di panico si sviluppa quando uno stimolo percepito come minaccioso crea uno stato di forte preoccupazione. Quando poi il soggetto interpreta in modo catastrofico le sensazioni somatiche che lo accompagnano, sperimenterà un ulteriore incremento della preoccupazione, si acuiranno le sensazioni somatiche fino all’esplosione vera e propria dell’attacco di panico. Per disinnescare il “circolo vizioso” che porta all’attacco di panico il modello cognitivo-comportamentale è quello più accreditato in base alle evidenze scientifiche e si dovrebbe porre come il trattamento di scelta nel disturbo di panico, perché è un trattamento di provata efficacia sperimentale (Williams J., Lyddon, John V. Jones, 2002). Sembra che l’efficacia sia equivalente e talora superiore a quella della farmacoterapia (Clum, 1989; Michelson e Marchione, 1991), senza considerare che l’uso del farmaco induce sempre a pensare che ogni risultato, miglioramento sintomatico sia da attribuire al farmaco e non a se stessi. Molte ricerche controllate hanno dimostrato che quasi tutti i pazienti sottoposti a terapia cognitivo-comportamentale migliorano e ben il 90% non ha più sintomi alla fine di una terapia breve (Williams J., Lyddon John V. Jones, 2002).

La terapia cognitivo-comportamentale degli attacchi di panico con agorafobia prevede due obiettivi:

1) bloccare gli attacchi di panico e la loro interferenza con la vita dell’individuo,

2) ridurre gli evitamenti agorafobici, l’ansia anticipatoria, l’ansia scatenata dall’esposizione, riducendo la vulnerabilità stessa al disturbo.

Infatti una volta che l’attacco di panico si è presentato intervengono tre fattori di mantenimento, che perpetuano il disturbo stesso:

1) l’attenzione selettiva sulle sensazioni corporee,

2) i comportamenti protettivi associati alla situazione,

3) e l’evitamento.

In pratica in terapia vengono fornite delle strategie comportamentali, affinché la persona possa sostituire i comportamenti protettivi in situazione, diminuire l’ansia e cambiare le cognizioni associate alle paure di morire, di impazzire o di perdere il controllo. Solitamente un protocollo di terapia breve cognitivo-comportamentale per gli attacchi di panico, se non sono presenti altri disturbi, prevede circa 16-20 sedute.

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