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Comunicazione umana

Comunicazione umana

Comunicazione umana e competenza relazionale

Per comunicazione umana intendiamo quello scambio di messaggi espliciti ed impliciti che avvengono tra due o più persone su molteplici canali comunicativi: verbale-fonatorio, visivo-grafico e mimico-gestuale . Tali canali sono impegnati sincronicamente e diacronicamente nella produzione globale dell’enunciato. La comunicazione non è quindi solo una semplice trasmissione dell’informazione (modello di Shannon e Weaver, anni cinquanta), ma risulta diretta a molteplici scopi e si interdefinisce sulla base di una certa varietà di funzioni (Nanetti, 1994). Nelle relazioni umane il processo comunicativo non si esplica esclusivamente per informare l’altro di qualche cosa (funzione referenziale), ma anche per convincere l’altro a fare qualcosa (funzione conativa o di controllo), ovvero per manipolarlo in relazione ai propri desideri e alle proprie intenzioni. Tuttavia l’atto comunicativo non sempre coincide con l’intenzionalità di manipolare l’altro: il locutore attraverso la funzione conativa cerca di appellare l’altro a fare qualcosa, senza avere l’intento consapevole di manipolarlo.

La comunicazione umana avviene consapevolmente o inconsapevolmente?

Certi messaggi verbali o non verbali sono prodotti dall’emittente consapevolmente in alcuni casi, inconsapevolmente in altri, al fine di raggiungere determinati obiettivi. Spesso il ricevente li qualifica in modo del tutto diverso da come l’emittente intendeva qualificarli, dal momento che la comunicazione umana ingloba diverse dimensioni (referezialità, fattività, manipolazione, persuasione), che possono essere coscienti o incoscienti . Se vogliamo migliorare la qualità della comunicazione interpersonale dobbiamo apprestarci a svelare tutti gli impliciti comunicativi sottesi alla comunicazione manifesta: quando l’informazione implica la trasmissione di dati sicuri ed inconfutabili è trasparente ed omogenea, quando invece nella comunicazione sono presenti molteplici messaggi impliciti di carattere pragmatico-relazionale essa diventa ambigua nelle procedure e negli scambi ed esige continui chiarimenti . (Nanetti 2010)Comunicazione Umana

C’è la comunicazione umana?

La comunicazione umana è un evento intersoggettivo che si realizza anche quando non vi è scopo precostituito, ossia quando non vi è consapevolezza dell’intento di comunicare. (Nanetti, 2010) Il senso del discorso non è mai “trasparente” e in qualche modo ogni volta dev’essere interpretato e re-interpretato; la metacomunicazione (la comunicazione sulla comunicazione) non si occupa solo di che cosa viene detto, ma anche di come questo qualcosa viene veicolato , nonchè degli effetti di questo “dire” sul destinatario. Nella comunicazione umana traviamo notizie _ovvero messaggi di contenuto _ e comandi _ ovvero messaggi di relazione (G. Bateson, 1973). Inoltre quando comunichiamo non ci limitiamo mai a dire qualcosa di esterno alla relazione, ma tendiamo a definire costantemente la relazione ed implicitamente anche noi stessi, perché i messaggi di relazione classificano quelli di contenuto, anche se i primi non sempre sono facilmente riconoscibili dal ricevente (P. Watzlawick, 1971).

La competenza relazionale si può formare, apprendere?

La competenza relazionale si apprende sia per un cambiamento deliberato del nostro agire, sia per un atto di “comprensione” degli effetti che produce il nostro mondo interno sul nostro abituale modo di rapportarci agli altri. Le nostre intenzioni, emozioni, rappresentazioni che abbiamo di noi stessi influenzano la nostra comunicazione. Certi tratti della personalità possono facilitarla o ostacolala. Ne deriva che non possiamo accedere ad un’autentica competenza relazionale se non diventiamo consapevoli di ciò che siamo. (Nanetti, 2010)

Come si attua la formazione alla competenza relazionale?

La formazione è cambiamento, trasformazione, ristrutturazione di conoscenze ed esperienze, il sapere non è riprodotto ma ricostruito. La formazione alla competenza relazione non può quindi che attuarsi attraverso due forme di monitoraggio: uno centrato sulla comunicazione interpersonale ed uno centrato sulla comunicazione intrapsichica.

Il monitoraggio sulla comunicazione interpersonale richiede conoscenza e cambiamento dei comportamenti comunicativi verbali e non verbali tra emittente e ricevente; vengono interpretati i significati, le congruenze e le incongruenze, le ridondanze e le paradossalità, le rilevanze pragmatiche sia positive che negative, si rendono visibili i diversi feedback tra i parlanti.

Il monitoraggio sulla comunicazione intrapsichica riguarda la conoscenza e il cambiamento di intenzioni, sentimenti, idee, rappresentazioni, valori che direttamente o indirettamente influenzano il processo comunicativo. Chi è iperdifeso non può dialogare autenticamente, perché manca di fiducia in se stesso e teme costantemente di essere assalito dalla superiorità dell’altro.

Per comunicare in modo efficace occorre essere consapevoli delle nostre rappresentazioni interne, dei nostri sentimenti, dei nostri stati d’animo , non è solo una questione di tecnica (questa deve integrarsi con il nostro modo più autentico di relazionarci). Il monitoraggio alla comunicazione intrapsichica ci rende consapevoli dei nostri abituali modi di pensare e di sentire, ci fa apprendere nuovi stati emozionali idonei a facilitare il processo comunicativo. (Nanetti, 2010)

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